mercoledì 4 gennaio 2012

Arrivederci

“Siamo solo noi”, di Vasco, la sua canzone preferita, ha accompagnato l’ultimo giro di Marco Simoncelli, l’uscita dalla parrocchia di Santa Maria Assunta a Coriano, al termine della cerimonia religiosa.

Sembra incredibile che sia proprio lui, un ragazzo così pieno di vita, un ragazzo che era riuscito ad entrare nel cuore di tutti, con i suoi capelli un po’afro e con i suoi modi semplici e spiritosi, sempre con il sorriso stampato sul volto.

Sembra che stia dormendo tranquillo, mentre tutte quelle persone venute da ogni parte d’Italia piangono sulla sua bara, piangono per lui, prima che venga cremato.

Ma io continuo ad immaginarmelo così, sorridente anche nella bara, sorridente, come se lui di quell’incidente non sapesse nulla, come se volesse far sembrare tutte quelle persone un po’ stupide.

Sembra incredibile che, per non cadere e perdere la gara, si sia aggrappato così tanto alla moto da tagliare la carreggiata ,lì dove era impossibile non essere investito.

Sembra impossibile, ma non lo è. Non lo è perché Marco Simoncelli è morto per davvero, è morto per un incidente sulla sua moto, mentre faceva quello che più gli piaceva ,è morto a 24 anni sul circuito di Sepang, investito da quelle moto che lui tanto amava.

Kate, la fidanzata, ha trovato la forza di parlare davanti a tutti: "Io da credente, ma non so in che cosa, ho una mia teoria. Marco era una persona perfetta e le persone perfette non possono vivere con noi comuni mortali”

Marco era un ragazzo come tanti, un ragazzo che il destino ci ha sottratto, nonostante le più avanzate misure di sicurezza, nonostante l’esperienza di un pilota professionista. Ancora una volta il fato ci ha dimostrato che, quando vuole, può strapparci via da questa terra senza alcun problema, e sono le tragedie come questa che devono farci capire quanto sia importante la vita, quanto essa sia effimera.



Riccardo Ruocco IIB

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