Recita, ma non è un attore;ha una
voce profonda, che tocca l’anima, ma non è un cantante;è un duro, un lottatore,
ma non è il ring il suo campo di gioco.
All’incontro sulla legalità
presso il Teatro Tasso,il 7 dicembre, è lui a fare da relatore, con la
partecipazione dell’assessore alla pubblica Istruzione De Angelis,e l’ex
governatore del Rotary Club della penisola che ha patrocinato l’evento.
Ma la domanda resta: di chi si
tratta?
E’ Giuseppe Maria Ayala, classe
’45, il pubblico ministero che ha collaborato con i magistrati Falcone e
Borsellino durante il maxiprocesso del 1987, che ha dato per la prima volta un
duro colpo alla mafia (il processo ha visto più di 400 imputati e ben 2665 anni
di reclusione assegnati,ergastoli esclusi).
E il suo nemico? Non è affatto da
meno.
Con i suoi 150 anni e più, Cosa
Nostra si conferma come la più longeva associazione criminale al mondo,
compartecipe del potere. La sua presenza è infatti attestata già ai tempi dello
sbarco di Garibaldi, e il primo processo contro la mafia risale al lontano
1875. Inoltre sono solidi i suoi legami internazionali, soprattutto con gli
U.S.A.
Ma Ayala non è stato un semplice collega di
lavoro di Falcone e Borsellino, si era infatti instaurato tra un loro uno stretto
rapporto di amicizia, “specialmente con Falcone”dice Ayala “in quanto il lavoro
dell’ufficio dei giudici istruttori del processo va di pari passo con quello
del pubblico ministero”. Purtroppo, il problema della criminalità organizzata
salta fuori solo quando si consumano omicidi e quando l’attenzione dei media e
della popolazione è alta;solo allora scatta lo stato di emergenza,solo allora
il parlamento se ne occupa,ma intanto, come scrisse Sciascia, “la linea della
palma” sale verso il nord di 500 metri all’anno;era già a Roma e continuava a
salire.
E’ per questo che Ayala ha
fiducia nei giovani, è impegnato nella divulgazione (ricordiamo la
rappresentazione teatrale itinerante: “Chi ha paura muore ogni giorno. I miei
anni con Falcone e Borsellino” che tratta la sua storia),e vuole che si attui
un cambio di tendenza, vuole che finisca la duplice consuetudine di scambiare
diritti per favori, che finisca la compravendita di voti.
“La mafia –ha aggiunto Ayala- è
un fenomeno umano, così la definiva Falcone ,e in quanto tale nasce,cresce,e
prima o poi muore. Ed io voglio esserci in quel momento, anche se ho paura di
non riuscirci. Intanto a noi è il
compito di accelerare tale processo, accorciando sempre più la vita a questo
fenomeno”.
L’intervento di Ayala termina e
ci lascia non solo con l’animo in tumulto, la voglia di impegnarci e di
mettercela tutta,ma anche con una frase, che egli ricorda dai tempi del liceo e
che recita così:
“Il denaro è un ottimo servitore,
ma un pessimo padrone” ( F.Bacon )
Guido
D’Auria IV D
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