“Salve Christopher, sei al numero 13 di Brick Lane, ti ricordo che questa è casa mia. Ormai sono abituato a vederti irrompere qui in questo modo, ma non significa che il tuo comportamento mi sia congeniale”.
Gli occhi verdi di Christopher riflettono il rosso del fuoco e, quando incomincia a parlare, le sue parole suonano insicure, turbate, allarmate. “Londra sta cadendo in rovina, Robert. Corruzione, crudeltà, violenza e morte infestano ogni angolo. È una città già abbastanza buia, non c’è bisogno che qualcuno ne oscuri ulteriormente la luce”
“Capisco e, ad essere sincero, non mi sorprende. Sono un medico, fratello di un ispettore, la morte fa parte della mia quotidianità. Potrei sembrarti insensibile, ma non mi meraviglio più. Gli uomini sono in grado di superare le bestie in crudeltà, prima lo comprendiamo e prima impariamo a gestirlo. Dimmi, dunque, cosa ti turba tanto?”
“È morto un uomo. Non abbiamo indizi, non abbiamo tracce, prove, non abbiamo niente. Mi hanno detto che era uno scrittore, Doyle se non sbaglio. Non ricordo il nome... Ar... Arth...”
“Arthur Conan Doyle?”
“Sì, lo conoscevi?”
“Passi più tempo a casa mia che nella tua e ci sono cose che non hai mai nemmeno notato. Voltati, controlla la libreria. Il secondo scaffale ospita i miei libri preferiti, e sono tutti di Doyle. Sei un ispettore da molti anni, i tuoi occhi dovrebbero osservare, ma si limitano a guardare.”
Christopher si alza e resta senza fiato dinanzi alla propria distrazione: lo scaffale è occupato da numerosi volumi, diversi per colore e dimensione, accomunati, però, dal loro autore.
“Ah, non mi ero mai soffermato su questa zona della stanza. Il nome mi sembrava familiare, ma non riuscivo a coglierne il motivo”
“Ti parlo sempre di lui quando non presti attenzione alle mie parole. Dimmi, allora, quali sono le caratteristiche che rendono questo caso intrigante perfino per l’ispettore Stuart?”
Le gambe di Christopher riprendono a tremare, finchè non si abbandona nuovamente sulla sedia.
“Sono sicuro che tu sappia che a Kennington Park Gate le abitazioni dal numero 7 al 13 di Audley Court sono disabitate da anni e ospitano famiglie straniere pochi mesi all’anno. Vedo che annuisci. Bene, come te ne era a conoscenza un nostro agente che, ieri notte, si trovava a perlustrare la zona. Insospettito dalla luce di una lanterna che illuminava la villetta al numero 9, armato di bastone, ha deciso di controllare e accertarsi che nessun barbone stesse approfittando dell’assenza dei proprietari. Purtroppo, però, non ha avuto bisogno di armi per difendersi da quello che ha trovato all’interno. La sala, priva di mobili, aveva la porta spalancata e ospitava il cadavere di un gentiluomo, vestito elegantemente, il quale nel taschino aveva dei biglietti da visita recanti il nome: A. C. Doyle. Nessun segno di furto o della causa del decesso. Nella stanza ci sono tracce di sangue...”
“... Ma nessuna ferita sul corpo” continua Robert, alzandosi dalla poltrona e appoggiando il quotidiano sul tavolino, sotto gli occhi perplessi del fratello “E sono pronto a scommettere che non riuscite a spiegarvi perché sia entrato in quella casa deserta. Ah, stavo dimenticando, sul muro c’è una scritta, RACHE, giusto?”
Lo stupore di Christopher cresce ad ogni sillaba pronunciata dal fratello.
“No, Robert, ti prego.. Dimmi che non... Non sei stato... Oddio Robert..”
Una risata spezza la tensione “Davvero l’hai pensato? Sono tuo fratello Christopher! Medico da tanti anni. Dovresti essere certo che non commetterei mai un crimine del genere!
“Come potrei non dubitare? So che non sei passato sulla scena del crimine e sono certo che nessuno dei miei agenti ti abbia informato. Se non è un reato che hai commesso tu, come fai a conoscerne ogni dettaglio?”
“Semplice. È scritto qui”
“La stampa ne è a conoscenza? Ho preso tutte le precauzioni possibili per evitarlo e...”
“Non temere, la stampa non ne sa niente.” Mentre parla si avvicina alla libreria “Non ti nascondo che la cosa mi ha sorpreso. Ogni tua parola mi convinceva sempre di più, finché non sono stato costretto a crederci”. Raggiunto il secondo scaffale, Robert scorre con gli occhi i titoli dei libri e, una volta individuato quello che cerca, lo estrae e lo contempla per qualche secondo, le labbra inarcate in un timido sorriso.
“Qualcuno ha previsto questo delitto? Qualcuno l’ha perfino scritto in un libro?” Christopher non riesce a crederci, non riesce a fidarsi completamente del fratello. Si avvicina a lui con gli occhi sbarrati e sbalorditi.
“Non qualcuno” risponde Robert “Arthur Conan Doyle in persona.”
Mariagrazia Aprea
Vincitrice concorso "La voce della'anima", categoria narrativa
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