domenica 8 gennaio 2012

Romanzone (parte seconda)

“Cosa? Doyle avrebbe previsto la sua morte?”

La risata di Robert appare inopportuna “Ammetto di non essermi spiegato bene, scusa, ma mi piace quest’atmosfera misteriosa. Comunque sia ecco, prendi. È il mio libro preferito”

“Sai che non amo leggere, non saprei che farmene e non credo che in questo momento possa aiutarmi”

“Dovresti leggere di più, non mi stancherò mai di ripeterlo. Questa volta, però, non è mia intenzione incitarti alla lettura. Come dicevo è il mio libro preferito: “Uno studio in rosso” di A. C. Doyle. Osserva lo scaffale, Doyle ha scritto molto e circa 10 di questi volumi hanno come protagonista la più grande creazione della sua mente: l’investigatore Sherlock Holmes. “Uno studio in rosso” racconta la sua prima avventura: Holmes incontra il suo futuro aiutante, il dottor Watson, e indaga sull’omicidio di Enoch J. Drebber, ritrovato in una casa disabitata a Kennington Park Gate nelle stesse circostanze in cui è stato rinvenuto il cadavere dello stesso Doyle.”

“Non posso crederci...”

Sotto lo sguardo incredulo del fratello, Robert legge le pagine del libro che descrivono l’omicidio, identico a quello raccontato da Christopher pochi minuti prima, con una sola differenza: la vittima.

“È incredibile! È la perfetta descrizione della scena del crimine. Credi che possa essere un suicidio?”

“Lo escluderei. Perché avrebbe dovuto volere una cosa del genere? Aveva moglie e figli, conduceva una vita agiata, nessuno al posto suo avrebbe compiuto una scelta simile.”

“Se fosse come dici tu, quale pazzo e per quale assurdo motivo avrebbe ucciso un famoso scrittore come lui stesso aveva descritto in un libro?”

“Vendetta”

“Vendetta?!”

“Sì, RACHE, la scritta sul muro, in tedesco vuol dire vendetta.”

“Da quando parli tedesco?”

Robert ride ancora “Nel libro Sherlock Holmes spiega ai due ispettori, intenti a cercare una signorina di nome “Rachele” il significato della parola.”

“Si scopre, poi, chi è l’assassino? Magari potremmo seguire le indicazioni del libro e...”

“Escluderei anche questa ipotesi” taglia corto Robert “hai potuto notare tu stesso quanto la scena del crimine sia simile a quella descritta dal libro. Possiamo dedurre che l’uomo di cui cerchiamo l’identità conosca meglio di chiunque altro Doyle e i suoi scritti. Non cadrà, dunque, negli errori in cui è caduto Jefferson Hope, l’assassino del libro. Sarà difficile trovarlo, questa volta non ti basterà piombare in casa mia, sederti su quella sedia e riflettere con le tempie tra le mani per risolvere il caso.”

“Ne sono consapevole. Magari puoi aiutarmi. Non sarebbe la prima volta e, in questo caso, sei molto più preparato di me.”

“Bene” annuisce Robert indossando il cappotto “è una serata serena e non ho alcuna voglia di restare in casa. Rechiamoci sulla scena del crimine e studiamola meglio che possiamo. In oltre a Kennington Park Gate c’è un ottimo pub, aperto tutta la notte.”

La tranquillità e la fermezza del fratello maggiore riescono, come sempre, a calmare Christopher che, recandosi verso la porta d’uscita, riesce addirittura ad abbozzare un sorriso.




Mariagrazia Aprea IV L/A

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