domenica 8 gennaio 2012

Flower Power

Allucinati dalle droghe sintetiche in voga, eccoci negli anni '70 a combattere contro la guerra e a distribuire fiori ai poliziotti durante le manifestazioni.
La corrente hippy nasce come rifiuto del mondo borghese e adulto e si trasferisce, in primo luogo, nella moda, nella scelta di camicie arabe e tessuti indiani, di oggetti di un mondo poveri, di gonne larghissime e fatte in casa, accompagnate da capelli lunghissimi alludenti alle capigliature degli Indios e in netto contrasto con i padri, vestiti di grigio e ben rasati.
“Mettete dei fiori nei vostri cannoni” era uno degli slogan hippy e loro cosa pensarono di fare? Di ricoprirsi da capo a piede di fantasie floreali unite a motivi psichedelici. I colori forti come fucsia, verde acido, giallo limone, i fiori enormi o piccolissimi, le linee intrecciate, i cerchi. Questi disegni astratti, colorati e improbabili furono frutto di allucinogeni e di culture orientali, in particolare quella indiana.
Il guardaroba hippy è vario e tutto ispirato da un rifiuto del modello consumistico occidentale. Di seconda mano, comprato nei negozi dell'usato o confezionato in casa con ciò che si aveva. Pantaloni a zampa d'elefante, strettissimi in vita, tanto da impedire quasi il normale funzionamento della vescica, fino al ginocchio da dove poi si aprivano scampanati fino ai piedi, patchwork o jeans, a righe, giacche alla nehru e alla mao, pantaloni e gilet di pelle. Le donne indossavano anche sari e sarong indonesiani, abiti contadini, folk, gonne a strati e salopettes. Ai piedi sandali greci, zoccoli o stivali con la zip. Si indossavano gioielli d'argento indiani, anelli alle dita dei piedi, bracciali alle caviglie, bandane colorate, simboli yin e yang e penne.
Gli hippy erano contro la moda. Rifiutavano il potere di singoli individui di stabilire come gli altri dovevano vestirsi, e rifiutavano di adattarsi a uno standard. Ma la ricerca di autenticità che li porta a creare il proprio stile in modo individuale, rifiutando le leggi della moda, si diffonde nelle proposte degli stilisti. L'industria della moda era vista come una macchina di persuasione che costringeva a rincorrere l'ultima moda e, oggi più che mai, chi potrebbe dare loro torto?



Chiara de Martino IV D    

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