mercoledì 4 gennaio 2012

Anatomia di un incazzato



Io sono il frutto di quello che mi è stato fatto.


I primi sono tanti, tantissimi. Si dividono in gruppi anche di  duecentomila. Vengono da ogni parte d’Italia, cantano, portano striscioni e ideali, protestano. Sono gli “Indignados”.
I secondi sono una piccola legione, tremila per i palazzi di potere. Sono armati e vestiti di nero, sguardi tesi dietro i passamontagna e i caschi. Sono capaci di dare scacco matto ai circa  diecimila agenti di polizia, ingaggiati per evitare l’evitabile, che invece è accaduto: la guerriglia. Sono i Black Block.
Sono le due facce dell’Italia incazzata: simili e opposte allo stesso tempo. Sono tutti ragazzi che non vedono un futuro certo, ma protestano ognuno a modo proprio.
Ma se riflettiamo su questi versi, scopriamo che entrambe sono inutili:

“Contestazioni negli atenei,
cortei, No-Qualcosa Day,
ma il Re si gratta gli zebedei,
più di Tom Hanks in Cast Away.”
[CapaRezza – La Ghigliottina]

Veri più che mai, non trovate? Ammettiamolo: nonostante le proteste di piazza, nonostante Roma sia stata messa a ferro e fuoco, nonostante la marea di Indignados, la situazione non cambia. Il Re (può essere chiunque, la Casta, il Premier, la destra, la sinistra, Tizio, Caio, chi volete voi) se ne frega!
Possiamo incatenarci ai cancelli e fare lo sciopero della fame, se non facciamo attenzione ci daranno ogni tanto una mano di antiruggine e via, chissenefrega del popolo!
 

“Non vi sono certezze, solo opportunità” :così diceva il protagonista di un film fantastico, V per Vendetta.
E forse, l’opportunità noi l’abbiamo. Guardiamoci attorno. La primavera araba, la crisi mondiale, gli occupanti di Wall Street. Tutto, TUTTO nel mondo sembra stia cambiando.
C’è una presa di coscienza generale, che dà buoni frutti. Ma in questo l’Italia è sterile.
Allora la domanda sorge spontanea: cosa serve ancora? Cosa ci manca? Da quanto sento su social networks, blogs e nei più classici caffè, gli Italiani che non ce la fanno più sono tantissimi. Siamo un esercito, a quanto pare. E allora? Non basta questo? Evidentemente no.
Forse sogniamo un 5 novembre tutto nostro. Una Congiura delle Polveri. Il giorno in cui anche quell’altra (ahimè) buona parte degli Italiani si sveglierà dal coma farmacologico impostogli dal Re. Allora, forse, potremo distruggere questo Ancien Régime e sognare una primavera nel giardino di casa.
Ma fino ad allora, non possiamo far altro che far sentire la nostra voce.
Almeno, non faremo dormire bene il Re.


“La domenica delle salme

gli addetti alla nostalgia

accompagnarono tra i flauti

il cadavere di Utopia
la domenica delle salme
fu una domenica come tante
il giorno dopo c’erano i segni
di una pace terrificante
mentre il cuore d’Italia
da Palermo ad Aosta
si gonfiava in un coro
di assordante protesta”

[Fabrizio De André – La domenica delle salme]




Sergio Galano IIIA

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