“Legge bavaglio, si può
davvero censurare la rete?”
“Legge bavaglio, pronti a non rispettarla”
“Legge bavaglio, pronti a non rispettarla”
Chiunque
abbia acceso radio, televisione o pc
negli ultimi giorni riscontrerà una familiarità eccezionale nel riconoscere titoli
simili a quelli sopracitati. L'ennesima legge pronta a scoraggiare migliaia di
italiani, questa volta però andando ad interessare anche una fascia di
individui, quella degli studenti appunto, che di leggi (almeno per la maggior
parte) se ne infischia beatamente. Questa “legge bavaglio” riesce
paradossalmente a possedere un risvolto positivo, visto il periodo che si sta
attraversando, pieno fino all'orlo di maldicenze e questioni riguardo il
malfunzionamento del governo, spingendo ad interrogarsi anche ragazzi e
adolescenti sui problemi dell'Italia e, se possibile, pensare a come uscirne
illesi e con benefici per tutti.
Ma
si tratta pur sempre di ragazzi, la cui maturità non ha ancora raggiunto
l'apice della sua grandezza, per i quali il danno maggiore apportato da questa
legge è stata la sparizione momentanea delle pagine di Wikipedia, e della
conseguente eliminazione della tipica “ricerca su internet” tanto amata da noi
studenti. La situazione è fortunatamente tornata alla normalità dopo pochi
giorni, anche se solo provvisoriamente, in vista di alcune modifiche al disegno
di legge, che riguardava la questione, che verranno discusse prossimamente.
Quello
su cui ci dobbiamo interrogare, e di cui dobbiamo informarvi, è l'effettivo
funzionamento della legge bavaglio e del comma 29, anche noto come “comma
ammazza blog”. Visto che né io, né voi abbiamo voglia di perdere tempo con
magagne tecniche e noiose precisazioni, possiamo affermare rapidamente che la
legge Mastella (così denominata perchè figlia dell'ex ministro di grazia e
giustizia Clemente Mastella) interessa le intercettazioni, la cui discussione è
così accesa negli ultimi tempi, la loro diffusione e le modalità in cui esse
posso venir svolte. Quello che interessa Wikipedia, e più in generale testate
non giornalistiche, è il fatto che non possano essere pubblicate
intercettazioni prima dello svolgimento dell'udienza che le richiede, rendendo
così inutile il lavoro svolto dall'enciclopedia libera, portatrice di un
<<sapere libero e neutrale>>. Il sito ha deciso di auto-oscurarsi,
in attesa delle modifiche al disegno di legge che avverranno tra pochi giorni,
ma la protesta è già partita e si è espansa per tutto il web.
È
la fine del sapere e del pensiero libero? Si tratta di un'altra manovra di un
governo teso solo a controllare i propri sudditi? O si tratta solo di una
paranoia pronta a svanire in breve tempo?
A
voi la risposta, possibilmente senza avere bavagli sulla bocca
.
Raffaele Mollo IVD
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