giovedì 1 dicembre 2011

C'è sempre un grano di logica nella follia (Friedrich Nietzsche)

Il silenzio è sceso sulla comunità scientifica. È il silenzio attonito di chi guarda uno dei pilastri della fisica moderna andare in frantumi: sembra infatti che un esperimento svolto di concerto tra il CERN e i LNGS (Laboratori Nazionali del Gran Sasso) abbia oltrepassato le colonne d’Ercole poste da Albert Einstein in materia di limiti di velocità. Tale esperimento (progetto Opera) ha infatti rilevato che il fascio di neutrini muonici sparati dal primo laboratorio siano arrivati al secondo 60 nanosecondi prima del previsto, cioè 60 nanosecondi prima della luce. La portata di tale rivelazione rivoluzionerebbe in modo drastico il mondo della fisica e comporterebbe serie conseguenze. I dati rilevati dal progetto Opera sembrano mettere in disaccordo ben 60 dei 130 scienziati coinvolti nella sperimentazione, e la divulgazione di questo esperimento, non ancora confermato dalla comunità scientifica, ai più è sembrato fuori luogo. Più che confermare questa sperimentazione la suddetta comunità non vede l’ora di smentire, proprio per le implicazioni del caso. E così si dà la caccia all’errore sperando in qualche distrazione da parte dei due laboratori.
Dati i recenti strafalcioni da parte del nostro ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, mi preme spiegare, per quanto mi sia possibile, le proprietà dei neutrini ed il modus operandi attuato nello studio delle particelle. I neutrini hanno una massa trascurabile e quindi possono attraversare la materia senza per questo modificare le loro caratteristiche. Ciò ha permesso al CERN di sparare direttamente attraverso la crosta terrestre un fascio di neutrini muonici orientati verso i LNGS che ne hanno rilevato la velocità. Per quanto incredibile, già nel 1932 il più brillante tra i ragazzi di via Panisperna, il fisico Ettore Majorana, aveva ipotizzato in una sua teoria che i neutrini in particolari condizioni potessero assumere una massa immaginaria, il che li renderebbe svincolati dai limiti imposti dalla Relatività, e quindi liberi di violarli. A rispolverare questa teoria e a darle nuovamente voce sono stati due ricercatori dell’Università di Padova, Fabrizio Tamburini e Marco Levander. Avrebbe davvero dell’incredibile se a mettere d’accordo tutti sulla questione dei “neutrini superluminari” fossero i calcoli di questo pioniere della scienza misteriosamente scomparso nel nulla.

Verena Gargiulo VD

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