giovedì 1 dicembre 2011

Dietro le quinte di un corpo perfetto

Chi di noi, ed è soprattutto alle ragazze che mi rivolgo, non ha mai sperimentato la fame nervosa? Siamo stressati, in ansia, tristi, arrabbiati, e per sfogare la tensione assumiamo grandi quantità di cibo. Questo è dovuto al fatto che, da piccoli, i genitori calmavano il nostro pianto col cibo, anche se non era la fame il motivo del pianto: così non siamo più in grado di distinguere la fame biologica da altre sensazioni.
Ma bisogna stare attenti, perché la fame nervosa è un disturbo lieve da cui si può uscire con poche difficoltà, e che non causa di per sé gravi problemi, ma ben altro dilemma sono i disturbi alimentari quali anoressia e bulimia. Colpiscono maggiormente ragazze tra i 12 e i 25 anni, tuttavia non mancano casi tra i ragazzi e tra gli adulti. Spesso questi due disturbi vanno a braccetto, oppure l'uno è conseguenza dell'altro.
L'anoressia consiste nel totale rifiuto di ingerire cibo di alcun genere e nell'ossessione di non ingrassare, spesso accompagnata da anorrea, cioè la mancanza del ciclo. Sua variante è l'ortoressia, disturbo alimentare che si sta diffondendo ultimamente dove il malato mangia solo determinati cibi, come ad esempio le verdure, ed è ossessionato dai cibi sani.
Nella bulimia, invece, si assumono enormi quantità di cibo in poco tempo, spesso fino a provare nausea, per poi espellerle mediante vomito autoindotto o lassativi. Altri bulimici invece compensano le abboffate con il digiuno o eccessiva attività fisica.
Si tratta di un circolo vizioso che ha inizio con calma, lentamente. "Solo stavolta, perché ho esagerato col cibo, poi giuro che sto attenta". E invece no, lo si fa di nuovo, e di nuovo, ed è comodo e facile poter mangiare tutto ciò che si vuole senza doversi preoccupare di ingrassare.
Esiste poi ancora il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (o BEP) dove si mangia in gran quantità, ma senza che si provi poi ad espellerle in qualche modo, arrivando così a raggiungere peso eccessivo. Le persone affette da BEP sono, infatti, generalmente in sovrappeso, goffe e timide.
A caratterizzare gli affetti dai DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) sono, più o meno, sempre le stesse manie:
- scarsa autostima e fiducia in se stessi
- paura di ingrassare
- opinione di sé influenzata dal proprio peso
- sensi di colpa in seguito all'assunzione di cibo
- mente ossessionata da diete, esercizio fisico, magrezza
Mentre nelle ragazze anoressiche il problema è evidente, tranne che in alcuni casi, nelle bulimiche è più difficile da riconoscere poiché non vi è essenzialmente perdita né assunzione di peso. 
Tuttavia si nota spesso il disagio dell'individuo nei confronti del cibo e del proprio corpo, ed è qui che gli amici, i fidanzati, la famiglia, devono essere in grado di star vicino ai propri cari malati di DCA perché non c'è nulla di più brutto di affrontare da soli la propria malattia.
Avere un cattivo rapporto col proprio corpo non è un disagio stupido, perché crea problemi, soprattutto in una società come la nostra. Ci si ossessiona, si sta male, ci si odia, e si cerca una via d'uscita per attirare l'attenzione del mondo su di sé, per dire "io sono qui, mi vedete?". Non sono d'aiuto i modelli proposti dalle tv, dai mass media. Si è dell'idea che una persona grassa, una persona brutta, non possa essere altrettanto valida di una bella; sentirsi brutti o grassi significa non sentirsi integrati con le persone, significa sentirsi fuori posto, in un mondo dove la bellezza non è un di più, ma probabilmente la caratteristica più importante. Allora come fare a uscire dall'ossessiva ricerca di bellezza in una società come la nostra? Con le giuste persone al proprio fianco. Quando una persona è chiusa in bagno a vomitare l'anima  pensa di non averne, si sente sola, invece fuori la porta, sappiatelo, c'è qualcuno che la sente e muore dentro per lei.


L’autore ha preferito rimanere anonimo

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