giovedì 23 febbraio 2012

Il giro di boa


Paradiso cercasi. Ma va bene anche il Purgatorio

Salve ragazzi, Senza Filtro è di nuovo qui! Dopo le feste natalizie e il primo quadrimestre, rieccoci tutti in pista, un po’ più tondeggianti, formato panettone, e con una stella al merito sul petto, per essere sopravvissuti alla trincea di gennaio.
Con il vero freddo finalmente arrivato, noi della Redazione siamo rimasti attivi per non congelare; se la befana vi ha portato carbone, noi vi consoleremo con nuovi articoli, perché ci sono, eccome, cose di cui parlare: le gite, le pagelle (sigh), la tragedia della Costa Concordia, gli eventi passati e quelli in programma, insomma il 2012 che verrà!
Da non dimenticare le ultime avventure targate Salvemini: il Ballo Natalizio 2011 e la finale del Torneo di Calcetto; ma se il primo è stato un successo (insieme al papillon del sottoscritto), la seconda è sfociata in toni poco amichevoli tra le sezioni A e B.

Mi dispiace, ma dopo l’Inferno di fine primo quadrimestre, non arriverà subito il Paradiso; siamo solo a metà percorso, al giro di boa! Ci tocca ricominciare tutto da zero (“Start from scratch”, ricordate?) e fare meglio di prima.
Insomma, dobbiamo prepararci allo sprint finale e, se necessario, affidarci a qualche santo!


Il Paradiso può attendere.
                                                                                           Sergio Galano

2012


Un anno in cerca di parole e, se possibile, di felicità.


Fine – La metto all’inizio, concedetemi la licenza poetica. Non preoccupatevi, non arriverà, pare che vi sia stato un errore di interpretazione nel calendario Maya: dobbiamo aspettare il 2116!
Evasione – Ormai è diventata una parola orribile, sinonimo del parassita della società che non rilascia lo scontrino. Ma io voglio considerare  il significato positivo: quanti di voi, in questo mese di stress scolastico, non hanno desiderato di evadere dalla realtà? Un salvavita!
App – Che sia Apple o Android, c’è un app per tutto: studio, lavoro, calcolatrice, meteo, tagliare la frutta, sapere cosa sta accadendo nelle grotte dello Zimbawe, immergersi nell’Oceano Pacifico direttamente dal salotto di casa. Ora, scusate,  ma scappo, il mio Icaffè è pronto!
Domanda: nell’anno 1 P.J. (Post Jobs), riuscirà la Mela Morsicata a non farsi superare dalle pretendenti al trono?
Internet – L’anno informatico non è incominciato sotto i migliori auspici, con la discussa chiusura dei siti di file-sharing Megaupload e Megavideo e le varie leggi-bavaglio che si stanno costruendo sottobanco. Il 2011 ci ha dimostrato che Internet può davvero fare tanto, ma credo (e spero) che le possibilità che ci offre non siano ancora finite.
Energia – Anche se non se ne parla più, il disastro di Fukushima ha fatto crollare molto la fiducia nel nucleare, lo testimonia il referendum abrogativo di giugno 2011. Ed ecco la prima notizia eco – positiva per l’Italia: siamo il Paese con più pannelli fotovoltaici del mondo! Insomma, si prevede un eco – 2012 solare!
Sport – Preparatevi ad un’abbuffata di Sport quest’estate: ci aspettano i Giochi della XXX Olimpiade di Londra e gli Europei di calcio di Polonia – Ucraina, oltre i soliti appuntamenti come il Sei Nazioni di rugby!
E tutti in 3D!
Rock – Con il successo della musica Pop nell’ultimo anno e l’incoronazione di Lady Gaga a Regina del genere, non sono l’unico ad aspettarsi una reazione d’orgoglio da parte del sano Rock, ormai scomparso dagli schermi, negli anni della commercializzazione della musica.
Spread (Btp – Bund) – Ormai lo si nomina ovunque. Scusi, nel mio hamburger mi può mettere un po’ di ketchup e spread?
Ma cos è veramente lo spread? È la differenza tra i rendimenti di due Titoli di Stato, nel nostro caso tra i Bund tedeschi e i Btp italiani. I Bund sono abbastanza sicuri e per questo vengono usati come paragone.
I Btp rendono meglio dei Bund, perché l’Italia è considerata un Paese più a rischio default (fallimento) rispetto alla Germania, perciò acquistare Btp è più rischioso. Maggiore è lo spread, maggiore allora è il rischio default considerato dal mercato nei confronti dell’Italia.
Giovani – Si parla tanto dei giovani, della disoccupazione, del lavoro, delle lauree che non servono a niente, se non hai un babbo su una poltrona importante. Ma non si parla di quello che si lascerà ai giovani, del Mondo che riceveremo. E sembra magra cosa, se in piena crisi il messaggio che passa è questo: “Consumate. Perché il rilancio dei consumi aiuta la ripresa dell’economia. Voi, giovani così hi-tech, così cool, così Itrendy, consumate.”
Il consumo diventa così quasi un obbligo sociale, come il pagare le tasse. Bisogna fare la propria parte per incrementare i consumi.
Ma così, forse, si consuma, giovani, un futuro già lacero.
Felicità – Termino con l’unica parola che dovrebbe valere per ogni anno, che sia il 2012 o il 2059. Nonostante la crisi, l’angoscia e l’incertezza del futuro, nonostante le perdite che possiamo subire, nonostante tutto, siate felici. Cercate la felicità, cerchiatela sul viso degli altri e sul vostro. Siate felici!


Qualunque amore riusciate a dare o a ricevere, qualunque felicità riusciate a rubacchiare
o a procurare, qualunque temporanea elargizione di grazia: basta che funzioni.

[Boris Yellnikoff in “Basta che funzioni”]


Sergio Galano IIIA

Costa tragica: il Titanic del 2012

Era il 13 gennaio 2012, quando la Costa Concordia, costeggiando l’Isola del Giglio, è stata protagonista di una catastrofe di richiamo internazionale. Evidentemente, nessuno si è accorto della presenza del gruppo delle Scole (che possiamo trovare anche sulle mappe per iPad, iPhone, ecc..), luogo particolarmente indicato per le immersioni subacquee, e parte delle aree marine protette italiane. Ma è mai possibile che qualcuno si sia reso conto della presenza degli scogli solo pochi minuti prima dell’impatto, vedendo il mare incresparsi ad un certo punto dell’orizzonte? Io non credo. I radar di bordo segnalano tutto, e nel momento in cui riscontrano un probabile pericolo innescano la sirena, ed è impossibile non sentirla. Però, si sa, ci sono alcuni casi in cui le sirene vengono spente, giusto per non dare fastidio … casi come questo, giustificato dal dover effettuare “l’inchino” per riguardo dell’ex comandante Mario Palumbo.

Precisamente, quel venerdì sera, alle 21:42, la Concordia ha urtato una roccia, aprendo un’enorme falla di circa 70 metri sul lato sinistro, provocando l’interruzione immediata della crociera, un forte sbandamento e il conseguente arenamento. Sarà stata tutta colpa del comandante Schettino, oppure c’è lo zampino di qualcun altro? Non si sa, e credo non si saprà mai. Fatto sta che il comandante ha sbagliato, eccedendo con la velocità, perché per costeggiare un luogo come quello si deve andare al massimo a 4 o 5 nodi, non a 16! Un altro grande errore è stato quello di abbandonare la nave. D’altro canto, neanche De Falco dovrebbe essere considerato un eroe, dato che la capitaneria di porto monitora le rotte delle navi che passano, e se nota qualcosa di strano, è tenuta a contattare la plancia di comando e comunicare il troppo avvicinamento o la troppa velocità impiegata dalla nave.

Oltre a questi avvenimenti, abbiamo tutti visto e ascoltato le milioni di stupidaggini che hanno detto giornalisti e/o passeggeri, che hanno voluto approfittare della situazione per intascare un bel gruzzoletto. Partiamo dalla prova di evacuazione. Sinceramente, dopo aver partecipato a ben 12 crociere, mi permetto di dire la mia perché credo di sapere come funzionino le cose a bordo. Avendo fatto un giro molto simile, ricordo che Civitavecchia è solo la prima delle due tappe in cui salgono i passeggeri, perché gli altri sarebbero imbarcati a Savona il giorno dopo. La prova di evacuazione si svolge, di norma, quando tutti i passeggeri della crociera sono a bordo, non soltanto metà, quindi l’avrebbero svolta il 14 gennaio, secondo il programma. Avrebbero avuto il tempo di andare in cabina, leggere il regolamento posizionato nella parte posteriore della porta, vedere dove sono situati i giubbotti di salvataggio (nell’armadio) e capire la muster station in cui si sarebbero dovuti recare in casi estremi. Un’altra diffamazione riguarda la scarsa preparazione dell’equipaggio nel gestire la situazione. Pochi sanno che, una volta effettuata la prova per i passeggeri, si procede con quella del personale di bordo. Tra avvisi, fischi e salvagente, tutto l’equipaggio si reca sul ponte, si calano le scialuppe in acqua e si porta a termine l’esercitazione. Il destino ha voluto che la più grande tragedia sia stata l’inclinazione subita dalla nave, che non ha reso possibile l’accesso alle cabine per recuperare i giubbotti né calare alcune scialuppe su entrambi i lati della nave. Non è che un gigante del genere non ne sia dotato! L’inclinazione è avvenuta perché si sono immediatamente allagati tre compartimenti stagni, rendendo inaccessibile la sala macchine, ed è proprio lì che devono esserci state le prime vittime. Questo perché non si è capita subito la gravità dell’accaduto.

Io resto dell’idea che tale tragedia sia frutto di un bel po’ di concause e di un errore fatto esclusivamente sulla plancia di comando: non si può fare di tutt’erba un fascio! È sbagliato dire di non voler più salire su una nave, di non voler fare più alcuna crociera o prendersela con la compagnia. Così facendo, si intaccherebbe anche lo sviluppo economico in questo settore, ma soprattutto andrebbe scemando una tradizione italiana che dura da millenni.



Monia Martorelli

E arrivo al distributore


Giorno di scuola: mi sveglio un po’ prima ed esco di casa in anticipo; prendo il motorino e mi dirigo verso la scuola, quando la spia della riserva si accende. Devo fare benzina.
Arrivo al distributore, il benzinaio mi chiede: “quanto?” e io gli rispondo: “ 5 euro, per favore”. Prende i soldi e mi fa benzina, stranamente è molto più veloce del solito, guardo  il centilitri convinto di un suo errore e mi accorgo che il prezzo della benzina è salito ,ancora!
E salirà ancora, ormai in Italia molte persone che vivono al confine con altri paesi preferiscono andare a rifornirsi  in Svizzera, in Austria o anche in Francia, per fare un pieno, consci del fatto che, nonostante la mezz’ora di viaggio, risparmiano di molto.
Il governo ormai rincara sempre di più sul prezzo della benzina anche nei modi più assurdi.
0,1 centesimi di euro (1,90 lire) per la guerra di Abissinia del 1935;
0,7 centesimi di euro (14 lire) per la crisi di Suez del 1956;
0,5 centesimi di euro (10 lire) per il disastro del Vajont del 1963;
0,5 centesimi di euro (10 lire) per l'alluvione di Firenze del 1966;
0,5 centesimi di euro (10 lire) per il terremoto del Belice del 1968;
5,1 centesimi di euro (99 lire) per il terremoto del Friuli del 1976;
3,9 centesimi di euro (75 lire) per il terremoto dell'Irpinia del 1980;
10,6 centesimi di euro (205 lire) per la missione in Libano del 1983;
1,1 centesimi di euro (22 lire) per la missione in Bosnia del 1996;
2,0 centesimi di euro (39 lire) per rinnovo contratto autoferrotranvieri 2004;
0,5 centesimi di euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
0,71 a 0,55 centesimi di euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
4,0 centesimi di euro per far fronte all'emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011;
0,89 centesimi di euro per far fronte all'alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
8,2 centesimi di euro per il decreto "Salva Italia" nel dicembre 2011.
Naturalmente la motivazione si è persa, perché l'aumento è stato assorbito come entrata ordinaria.
 In un Paese civile, al cessare della causa che determina una tassa, cessa la tassa stessa, cosa che da noi, a quanto pare, non succede, se pensate che paghiamo ancora per la guerra in Abissinia del 1935!
È da evidenziare il fatto che su queste imposte noi paghiamo anche l’iva, cioè paghiamo il 20% di queste tasse come tassa allo stato, per di più è illegale tassare le tasse, ma sembra che se ne siano dimenticati.
Ormai sembra che sia tanta la voglia di tassare che lo si faccia senza più pensare alla forma, e sembra che i cittadini non se ne importino più molto, dato che  lo stato fa quello che vuole senza dover dar conto neanche alla legge.


                                                                                                          Riccardo Ruocco

Facebook cambierà?

Regalo di compleanno?
Il 4 febbraio non è un giorno qualunque. Il 4 febbraio è il compleanno di qualcuno, anzi, qualcosa, a cui siamo profondamente legati, da cui spesso non riusciamo a staccarci neanche per un’ ora.
Non vi viene nulla in mente? Non è il cellulare, non l’ipod, non il televisore, non il computer, ma allora, cos’è?
Ma è Facebook, naturalmente, come avete fatto a non pensarci prima?!?
Con quota 850 milioni di iscritti,raggiunta in quest’anno appena concluso, Facebook, il 4 febbraio, compie otto anni.
Ma come, nessun evento?Nessun post?
Eppure, la società di Palo Alto, California fondata appunto otto anni fa da Mark Zuckerberk, un regalo se lo è fatto.
E’ ormai ufficiale la consegna da parte dell’azienda della documentazione necessaria per essere quotata in borsa ed entrare così a Wall Street.
Se sarà un flop o no,questo lo stabiliranno gli analisti, la cui opinione in merito è alquanto ottimista, si pensa infatti di raggiungere i 10 miliardi di dollari.
Resta però da capire un altro aspetto: cosa succederà agli utenti quando l’azienda inizierà ad essere quotata in borsa?
Per noi cambierà ben poco. Ma, secondo Domenico Rushe e Saabira Chaudhuri del Guardian, per massimizzare i profitti,e quindi i dividendi (il guadagno degli azionisti), sarà incrementato lo strumento con cui la società fa cassa: la pubblicità!
Ed un’azienda che, secondo alcune stime, dalla pubblicità ha ricavato 3,8 miliardi di dollari, sicuramente sfrutterà al meglio questa vera e propria risorsa aurea.
 Ora le possibilità sono molteplici, ma due sono le più plausibili: la prima è quella secondo cui l’azienda attiverà innovativi sistemi pubblicitari, che basati sui dati degli account, saranno sempre più mirati ed invasivi; la seconda ipotesi, invece,vedrebbe l’azienda sfruttare il suo capitale per acquisire altre società operanti nel settore internet, diversificando così la sua offerta come fece Google acquisendo YouTube.
Ma forse, presi dalla febbrile lettura dei “post”, che ogni secondo vengono pubblicati e condivisi a migliaia ,dal “Mi piace”per ogni notizia o fatto che ci interessa, o dai “tag” cin cui corrediamo ogni singola foto delle nostre vite, non ci faremo neanche tanto caso.
                        
                                                                                                                                                                                               D’Auria Guido IVD

Il Festival delle polemiche

Il festival della canzone italiana, ormai chiamato semplicemente Sanremo, porta sempre con sé polemiche, con cadenza annuale, dalla partecipazione, qualche anno fa, del principe ereditario Emanuele Filiberto assieme a Enzo Ghinazzi , in arte Pupo, al loro alquanto dubbio ripescaggio, che li portò in finale, fino alle vittorie di artisti già vincitori di altri talent. Questo fenomeno si è manifestato per due edizioni consecutive del Festival , facendo presumere una qualche forma di macchinazione studiata a tavolino. Quest’anno non c’è stato nemmeno bisogno che il festival cominciasse per scatenare una bufera di polemiche. Tutto è nato con la creazione di Sanremo Social. Questa innovazione, relativa,  poiché già utilizzata in molte altre competizioni come i talent, permette , accedendo da casa alla relativa pagina Facebook , di votare il proprio preferito fra una lista di aspiranti giovani. I cantautori in erba non devono far altro che mandare un l video in cui cantano un brano inedito da loro scritto: il popolo della rete fa il resto. Pare che, però, nello stilare il casting dei sei che avrebbero partecipato al Festival nella categoria Giovani i responsabili non si siano attenuti poi così tanto al “volere” della rete. A renderlo noto , in modo davvero plateale , è stato il comico e presentatore televisivo Enzo Iacchetti che, tramite Facebook, ha attaccato violentemente, con ingiurie più o meno gravi, colui che si occuperà quest’anno del festival , il cantautore Gianni Morandi, direttamente sulla sua pagina. Quest’ultimo viene infatti accusato di essere un ignorante della musica moderna e di essere uno schiavo delle Major discografiche. La bufera che s’è scatenata sul Web è stata enorme , sulla pagina di Iacchetti si sono riversate centinaia di commenti, alcuni con parole di elogio,e altri che gli davano dell’ipocrita,tesi accreditata dalla presunta partecipazione di Martino Iacchetti, figlio del comico, al mega sondaggio mediatico di Sanremo Social, poi scartato. Fra un po’, però, il festival comincerà davvero , quindi non resta che aspettare l’evolversi o meno della questione. Chissà che non se ne faccia parola durante la trasmissione.
Qui è riportato il post completo di Iacchetti.
“Caro Gianni Morandi, sei proprio un ignorante di musica dei giorni nostri,sei rimasto alla Fisarmonica e adesso sei il capo delle giurie che scelgono i giovani per San Remo. Avete fatto tu e la Rai questa porcata di San Remo Social, per dare una possibilità agli ascoltatori del web (che stanno diventando fondamentali per il futuro della musica) di esprimersi con un voto verso le canzoni preferite. Bene le canzoni più votate dal web non sono state prese. Bella presa per il culo non pensi ? Non credi che facendo così non fai che alimentare il sospetto che sia già tutto stabilito ? Siete schiavi delle majors della discografia. Perché non lo ammetti ? E’ già tutto stabilito e voi prendete per il culo centinaia di ragazzi che scrivono molto meglio della vostra musica da buttare. In migliaia hanno speso soldi per farsi i video clip, per iscriversi alle accademie , arrivi tu e prendi i più scarsi. Morandi, ma vattene a fanculo va. Il tuo ex amico Enzo Iacchetti.”


                                        Andrea Esposito

UDS in penisola?


Da qualche mese, mi sono resa conto della mancanza, in penisola, di una qualsiasi iniziativa studentesca, mentre  a Gragnano e Castellammare, già da due anni, è attivo un sindacato studentesco: l’Unione degli Studenti, abbreviato in UdS. Il motto (a livello nazionale), è :"In direzione ostinata e contraria", da cui deriva anche la bandiera, che è una freccia rivolta verso sinistra.
L'UdS è un’associazione nazionale autonoma, di ispirazione sindacale, che difende ogni giorno nelle scuole i diritti delle studentesse e degli studenti.
 È un movimento studentesco che si pone come obiettivo di fare da "sindacato" agli studenti, organizzando iniziative come manifestazioni, gazebo e assemblee d'istituto tematiche, avendo diversi agganci tra le rappresentanze, sia in Comitato che in Consiglio.
Io ho avuto modo di conoscere la realtà di Gragnano.
A Gragnano, il movimento nasce dall'iniziativa di un numero piccolissimo di ragazzi che sono rimasti delusissimi da una manifestazione di un anno fa, conclusasi solo con 20 partecipanti. Da allora si sono ripromessi di sensibilizzare gli studenti ai propri diritti, alle politiche studentesche e al mondo del lavoro.
Il movimento si riunisce in una sede, messa a disposizione del sindacato CGIL, di cui l’UdS è un lontano ramo, ma apartitico.
I ragazzi, riuniti, discutono delle iniziative in atto, come le assemblee, le eventuali manifestazioni, autogestioni, o comunque della situazione politica del territorio. Inoltre, come da programma, si aiutano a vicenda con lo studio. Una delle iniziative da loro intraprese è quella di organizzare, in estate, dei corsi di recupero gratuiti per studenti di scuole medie e superiori.
Gli studenti che fanno parte di questa associazione hanno partecipato a diverse manifestazioni, più o meno importanti.
Ad esempio, hanno aderito allo sciopero del 6 maggio scorso a Napoli, o pochi giorni fa alla protesta FinCantieri di Castellammare di Stabia.
Allora, perché non creare anche nella nostra scuola un movimento che unisca noi studenti e faccia sentire la nostra voce? Perché non riunirci e creare una realtà “diversa”?
Credo, personalmente, che possiamo farcela. Possiamo fare la differenza in penisola. Forza ragazzi!

                                                                                                                     
 Chiara D’Urso IIIG

Dov'è finito il romanticismo?

Esiste ancora il romanticismo nella società dei mezzi di comunicazione di massa?

Tra un po’, per essere precisi, il 14 Febbraio, è san Valentino… la festa degli innamorati!
La festività prende il nome dal santo cristiano San Valentino , e venne istituita nel 496 da Papa Gelasio I. La pratica moderna di celebrazione della festa, centrata sullo scambio di messaggi d'amore e regali fra innamorati, risale probabilmente al circolo di Geoffrey Chaucer,  in cui prese forma la tradizione dell'amor cortese.
Soprattutto nei paesi di cultura anglosassone e, per imitazione, anche altrove, il tratto più caratteristico della festa di San Valentino è lo scambio di “valentine”, bigliettini d'amore spesso sagomati nella forma di cuori stilizzati o secondo altri temi tipici della rappresentazione popolare dell'amore romantico (la colomba, l'immagine di Cupido con arco e frecce, e così via). A partire dal XIX secolo, questa tradizione ha alimentato la produzione industriale e la commercializzazione su vasta scala di biglietti d'auguri dedicati a questa ricorrenza. Così come accade anche per altre feste, il mercato ci propina tutta una serie di gadget, con prezzi per tutte le tasche; inutile impegnare la nostra creatività a confezionare qualcosa per l’amata/o, qualcuno ci ha pensato al posto nostro.
Dov’è finito il romanticismo?
E’ ormai raro vedere un ragazzo dal fioraio comprare i fiori per la propria amata, tanto sono soldi buttati, i fiori appassiscono …
E’ ormai raro vedere ragazzi regalare foto, certo, anche quelle sbiadiscono, ma durano nel tempo.
Dai, ragazzi, non prendiamoci in giro! La realtà è che a noi questa “tecnologia” ci sta aiutando a deviare la nostra idea di amore. Ma il cosiddetto amore, in effetti, sappiamo cosa sia? Ci siamo mai domandati come i nostri nonni riuscissero a convivere e a stare insieme così tanto e così intensamente?
La colpa non è quindi né dei fiori né delle foto né di altro, la colpa è nostra, della nostra nuova ed erronea visione dell’amore. Ci siamo dimenticanti che esistono ancora i piccoli gesti, e sono quelli che possono davvero rendere felice la tua metà.
Come pretendiamo che la nostra relazione sia reale, se non esprimiamo quel che siamo veramente?
Ormai, non esiste più la “courtship”, ormai le nostre relazioni, i nostri amori, li viviamo tramite internet, Facebook, sms. Ma in questo modo si causa il logoramento di una relazione, perché viene a mancare il contatto fisico, il confronto diretto, che aiutano a conoscere i pregi e i difetti del compagno ed accettarli in pieno.
Certo, una relazione tramite i nuovi mezzi di comunicazione di massa è più facile: non c’è bisogno di confrontarsi di persona ogni giorno con la propria metà, si possono nascondere più facilmente i nostri sentimenti... Ma questo è controproducente!
Quindi, l’Amore è scomparso?
No, non è scomparso, ha solo cambiato modo di porsi, lo ritroviamo nelle strofe di qualche canzone, nei 160 caratteri di un sms, nella velocità di un’e-mail.
No, l'amore non è scomparso, perché l'uomo non può stare solo, non può bastare a se stesso, ha bisogno di sentirla, la vita.


Ieri come oggi, l’amore ci provoca, ci fa mettere in gioco anche la parte di noi stessi che vorremmo tenere nascosta. Ci rende fragili, ma, allo stesso tempo, entusiasti.
Vorrei concludere questa riflessione con un pensiero di Franz Kafka: “Amore è tutto ciò che aumenta, allarga, arricchisce la nostra vita verso tutte le altezze e tutte le profondità. L’amore non è un problema, come non lo è un veicolo; problematici sono soltanto il conducente, i viaggiatori, la strada.”

                                                                                                                                                               
Marco De Luca

Leggi quest'articolo... FALLO!

All'alba era un dio, a cui si dedicavano riti e preghiere. Per secoli è stato strumento di potere, tabù, mistero … Parliamone.
Il pene (dal latino "penis",cosa), termine che vanta più di 1000 sinonimi (circa 50 in più della vagina) è sempre stato un simbolo di potere. Per i Babilonesi, il dio Enki aveva dato vita al Tigri e all'Eufrate con il suo pene; nella biblica Canaan, i sovrani saliti al potere mangiavano il membro del loro predecessore, per acquisirne lo forza. Il fallo era il perno della società; gli antichi israeliti, per esempio, recitavano i giuramenti con la mano posta sui testicoli (da qui il termine testicoli che significa "piccoli  testimoni").
Nell'antichità  il fallocentrismo giunse alla "massima erezione": il pene era al centro dell'umanità, sia nel campo militare, settore nel quale le "dimensioni" contavano più della bravura e agevolavano la carriera, sia sul piano religioso. I greci celebravano le falloforie, processioni in cui recavano statue di enormi falli, per propiziare un buon raccolto. I culti fallici sono sopravvissuti fino ad oggi, come nella sagra dei ceri di Gubbio, e nella Chiwawa Matsuri,  festa del pene giapponese, che ricorre ogni anno il 15 marzo.
A partire dal medioevo questo potere superiore conferito al pene iniziò ad essere osteggiato  dalla Chiesa, che affermava la superiorità di Dio sull'uomo. E così, con il Cristianesimo, il fallo da "Dio" divenne demonio. Il nostro Sant'Agostino - che noi del triennio DOVREMMO ben conoscere - affermava che nessun organo era più corrotto del pene. A cavallo dell'onda della Controriforma, nel post Rinascimento, Papa Paolo IV fece coprire gli attributi maschili degli affreschi di Michelangelo nella Capella Sistina, "castrando" questa prodigiosa opera d'arte. La castrazione veniva spesso utilizzata dalla Chiesa sui fanciulli, per fa sì che avessero voci "bianche" ed anche per "purificarli. Nell'età moderna, il fallocentrismo è ancora visto come fonte di peccato: nel XIX secolo si diffusero congegni come l'allarme di Minìere, formato da un filo metallico elettrificato avvolto intorno al membro che scattava in caso di erezione.
Nel 1965, lo psichiatra Kurt Freund inventò una sorta di macchina della verità, volta a rilevare erezioni innescate da immagini erotiche al fine di scoprire "devianze" come la pedofilia e l'omosessualità, affermando con fierezza che "il pene non mente". Nello stesso periodo, Freud riconfermò il ruolo del pene come simbolo di potere. Secondo Freud, la personalità del maschio si evolve, ma la sua identità continua a ruotare intorno alla virilità. La rivoluzione sessuale degli anni '60 segnò la fine del fallocentrismo. Iniziava la crisi del maschio: il pene perdeva la sua importanza anche nel propiziare la fertilità, mentre la vagine acquisiva il potere di dare la vita.

Noi crediamo che questo argomento non debba essere considerato un tabù e che se ne possa parlare liberamente, senza ricorrere a raffigurazione artistiche del momento,talvolta, di cattivo gusto o celandosi dietro discutibili "pratiche ludiche". Questo tabù  è proprio creato, a nostro avviso, dall'erronea visione della sessualità tramandataci dall’ etica della Chiesa Cattolica. Rifiutare la "genitalità", rinunciare all'infantile esorcizzazione della sessualità, attraverso un frequente uso del turpiloquio o un ancor più diffuso abuso di immagini falliche, potrebbe e dovrebbe riavvicinarci alla naturalità del nostro essere giovani uomini e donne, capaci di avvicinarci con serenità ed equilibro a una percezione completa e seriamente "disinibita" dell'intero "sé corporeo".
                                                                               

Marco De Luca e Gaetano Guadagnuolo IVC

Iniziamo a tirare le somme...


31 gennaio: una data tanto desiderata dagli studenti  quanto il 9 giugno, la fine delle lezioni! Finalmente è finito il quadrimestre, siamo a metà dell’ anno scolastico, e ci restano solo altri quattro mesi  di “sofferenze”. C’è voluto impegno e dedizione, e quanti sacrifici fatti per far sì che le nostre medie siano le migliori possibili!  Sicuramente, in molte classi il quadrimestre sarà finito venerdì 3 febbraio; ormai è sempre più difficile riuscire a rispettare i tempi, ma spesso non si capisce che tutto questo è uno stress per gli studenti; si spera che nei mesi a venire le varie prove, sia orali che scritte, vengano dilazionate in maniera più equa nell’ arco del quadrimestre, evitando queste settimane ricche di verifiche. Ma non è stato solo un quadrimestre denso di duro lavoro e sacrifici. E’ stato anche il pieno di iniziative, alcune riuscite e alcune in procinto di esserlo nell’ ultima parte dell‘ anno. Abbiamo reso partecipi gli studenti di un fantastico Ballo Natalizio, tutto nuovo; è stato portato a termine un altro torneo di calcetto, seppur con qualche difficoltà, ma con tutto l’ intento di promuovere l’ affiatamento e i rapporti tra gli studenti. Siamo riusciti, e continueremo a farlo, a rendere tutti sempre più partecipi, con ogni mezzo e in ogni modo, della vita scolastica:  Assemblee d’ Istituto, Comitato Studentesco, un gruppo su Facebook, che forse è divenuto il mezzo di comunicazione più diffuso e veloce. I prossimi obiettivi da realizzare, invece, sono l’ orientamento universitario, magari con la testimonianza di qualche ex studente del liceo,  e la creazione di una biblioteca di libri  di testo per gli alunni. Naturalmente, siamo qui per gli studenti e qualsiasi proposta o idea, costruttiva e propositiva,  è sempre ben accetta. Speriamo che i restanti mesi che mancano alla fine di questo anno scolastico siano ricchi di successi e soddisfazioni per ognuno. Un  augurio a tutti, specialmente ai prossimi maturandi, che stanno per completare gli studi liceali e si apprestano a fare una scelta fondamentale nella propria vita.



Giuseppe Mazzella VC e Tommaso Vitiello III B

Il Romanzone - parte 3


Le nuvole hanno abbandonato Londra e il sole è ormai quasi scomparso al di là dei palazzi della capitale, illuminandola fiocamente. Con una carrozza si recano al numero 9 di Audley Court, dove il secondo ispettore chiede a Robert di spiegare la sua presenza sulla scena del crimine.
“Piacere”, dice tendendo la mano “Sono Robert Downey Stuart, lei deve essere l’ispettore Grenn”
“Edgar, lui è mio fratello”, interviene Christopher “e ha il mio permesso per restare qui.”
L’ispettore Edgar Grenn guarda con diffidenza prima Robert, poi Christopher, suo eterno rivale a Scotland Yard, la caserma di polizia.
Robert ricorda le parole del libro mentre osserva la scena del crimine, notando una piccola differenza.
“Christopher, guarda qui. Il portafogli è posto vicino al cadavere. È pieno, non è stato effettuato alcun furto, ma nel libro Doyle non parla della posizione del portafogli, e le tasche sono rovesciate. L’assassino cercava qualcosa che, evidentemente, pensava fosse indosso a Doyle, e non ha avuto il tempo di rimettere il corpo in ordine, forse perché ha sentito la guardia arrivare. E un’altra cosa non mi convince. Guarda a terra, tra la polvere si notano le impronte di numerosi piedi. Vedi questo solco? Sembra di un bastone da passeggio, neanche questo menzionato nel libro. Ora passiamo alla scritta sul muro. L’assassino del libro usa il sangue sgorgatogli dal naso per l’emozione. Dubito che il nostro uomo abbia fatto lo stesso. Si vede che è sangue, ma la scritta è poco nitida, evidentemente ne ha usato poco. Visto che il cadavere non ha tagli, l’uomo che stiamo cercando deve essersi procurato una ferita e aver usato il suo sangue.”
Robert si china e avvicina il viso a quello di Doyle, il naso sulla sua bocca.
“Come pensavo: veleno. Il tipico odore di mandorle amare lascia intuire che si tratta di cianuro di potassio: 150 mg e in 8/10 secondi la vittima muore per arresto respiratorio e cardiocircolatorio.”
“Ero sicuro che portarti qui sarebbe stata un’ottima idea!” Mentre Christopher termina la frase, sente una donna piangere tra le urla e, girandosi, la vede farsi strada tra i poliziotti e gettarsi sul cadavere. Maria Hawkiles, la moglie di Arthur Conan Doyle, è distrutta per l’improvvisa perdita del marito. Christopher e Robert decidono di porre qualche domanda al figlio Adriano, più calmo della madre, ma altrettanto triste.
“Non so cosa l’assassino avrebbe potuto volere da mio padre. Non aveva nemici, le uniche persone che lo cercavano erano i suoi lettori. Ora che ci penso, ieri è uscito proprio per questo, per incontrare un ammiratore. Gli era arrivata una lettera...” Il figlio si volta verso la madre che, tra le lacrime, riesce a continuare il discorso del giovane: “Sì, un ammiratore diceva di volerlo incontrare per un tè. Doveva recarsi qui, al numero 9 di Audley Court. Non aveva firmato, eccola.” Mentre la donna continua a piangere, Robert e Christopher si allontanano, consapevoli che la lettera li aiuterà a risolvere il caso. La grafia decisa e netta lascia pensare che sia stata scritta da un uomo e l’inarcamento di alcune consonanti precisa che si tratta di un  mancino.
“Conosco questo tipo di carta. Proviene dalla Francia, e l’unico a venderla qui in città è un mercante in Golborne Road”, esclama Christopher soddisfatto. “Purtroppo è tardi, non potrebbe accoglierci a quest’ora.”
“Non temere, passeremo domani. Ceniamo nel pub di cui ti ho parlato. Il cuoco è italiano e le cameriere sono disponibili e gentili”
I due fratelli riescono a distrarsi per qualche ora, dimenticando apparentemente l’oscuro caso che devono risolvere.


Mariagrazia Aprea IV L/A

I Menecmi: la commedia degli equivoci

Questa commedia fa rivivere la comicità popolare basata sugli equivoci, sui paradossi e sullo scambio di persona, ricorrendo a numerose battute, a volte anche piuttosto volgari.

Tratta da I Menecmi di Plauto, e introdotta con un prologo da una musa, la storia a cui abbiamo assistito si svolge in una Napoli molto antica e “arredata” da due palazzi, una piazza e delle rovine. Dopo il prologo, grazie al quale si scopre che ci sono due gemelli identici e entrambi con il nome Menecmo, si intrecciano le vicende di Menecmo “1” e Menecmo “2”.

A Napoli, un avvocato (Menecmo “1”) tradisce la moglie Dorippide con l’avvenente Erozia, a cui ha regalato un bel bracciale e una brillante veste, combinandone di tutti i colori con il suo “ex” schiavo, Spazzola. Di lui non si sospetta niente fin quando non arriva (da Capua) a Napoli il gemello Menecmo ”2”, persosi anni prima, con il suo schiavo Messenione (a mio parere il personaggio più simpatico della commedia grazie alla sua intensa comicità). Da questo momento, i due Menecmi si trovano immischiati uno negli affari dell’altro. Tutto inizia con la programmazione di un pranzo tra Menecmo “1”, Erozia e l’insaziabile Spazzola. A preparare il pranzo è Cilindro, un cuoco dalla “spiccata” personalità (potremmo dire il “femminiello” di turno).

Tutto bene fin quando a Menecmo “2” non viene la brillante idea di tornare a Napoli, ufficialmente per ritrovare la sua famiglia, praticamente, perché a corto di soldi. Così tutti scambiano un Menecmo per l’altro, e i due si avvicendano nelle scene, senza incontrarsi mai, perché interpretati dallo stesso generoso attore, che si dimena a destra e a manca per il palco. Quindi ci sono un’amante da accontentare, un tradimento da occultare, un pranzo e lo scambio di persona. Ma, alla fine, si sistema tutto, e gli intrecci si sciolgono, risolvendo gli equivoci che si erano creati con lo scambio di persona. Il risultato? Una commedia davvero esilarante.



Vittorio D’Esposito 1D

Cronache Sotto Zero


Cara Italia,
cara Madrepatria, sono una delle tue figlie e cinque mesi fa, e anche prima, ho sentito il bisogno di allontanarmi da te.

Avvertivo il peso della tua sofferenza sulle spalle, respiravo l’aria che a fatica e avidamente cercavi di tenere in serbo solo per te, avevo bisogno di spazio che hai e che, però, hai sempre occupato per altro.

Ora sono qui, a centinaia di chilometri di distanza, a provare le stesse sensazioni, davanti ad una TV che parla a voce bassa e compassionevole, mentre trasmette le ultime notizie dall’Italia della Costa Concordia, dall’Italia della spazzatura, dall’Italia della corruzione politica. Sensazioni alimentate dal leggere sul quotidiano della mia città finlandese, nella rubrica dei messaggi anonimi, un lettore che dice: “Meno male che noi abbiamo le discariche! Andate a Napoli e poi potrete commentare gli odori. Produce rifiuti da sola?”. Qualcuno l’avrà scritto sicuramente dopo aver guardato un servizio sulla situazione rifiuti a Napoli, le cui immagini di montagne di spazzatura sono rimaste impresse negli occhi finlandesi, che non hanno mai vissuto niente del genere, se non per i cumuli di neve agli angoli delle strade. Beh, quella di Napoli non è neve che gela solamente la terra, ma è tossicità che inquina il suolo e con esso ciò che mangiamo. Ecco il loro ragionamento: non si può dare loro di certo torto. Non si può negare l’evidenza, e se anche si vuole mettere in conto il falso “mediare” dei mass media e il montaggio di immagini, la realtà è innegabile.
E questo futuro nebbioso fai i conti con un’Italia una volta regina. Padrona dell’Arte, compositrice di Musica, attenta ricercatrice del “Gusto perfetto”, detentrice delle più grandi scoperte, rinomata in tutto il mondo. Ed io ero così fiera del mio essere italiana, quando a scuola il professore parlava dei differenti periodi della storia dell’Arte e faticava a pronunciare “il Quattrocento” e tutti i nomi degli autori italiani, quando le mie nuove compagne finlandesi mi hanno elencato a memoria e in italiano tutte le diciture in musica:“Allegro, vivace, forte, mezzo forte …”, quando il professore di Biologia ha detto: “Apparato di Golghi” e non “di Golgi”. Mi sono sentita ambasciatrice del mio paese, quando le mie amiche mi hanno invitato a casa loro a cucinare la vera Pizza Napoletana. Ma non so se sentirmi ancora così, quando sono in un ristorante e, visto che vengo dall’Italia, la prima cosa che hanno da offrirmi è la “Pizza Berlusconi”. Non sarà nemmeno tanto buona, forse.
Spinta da queste riflessioni, alimentata da nuove conoscenze, attrezzata di occhi aperti sul mondo, la figlia d’Italia tornerà, e con le sue deboli forze si prenderà cura di sua Madre … o almeno, ci proverà!

Sara Federico

Flash Mob! Flash che?

Cronaca del 10 gennaio 2012. Ore 7.55: fuori, all’ingresso del Liceo Scientifico “G.Salvemini” di Sorrento, c’è una strana agitazione. Ventidue, tra ragazzi e ragazze, si annodano cravatte e si “aggiustano” le giacche, indossate per l’occasione. Ma che cosa sarà loro saltato in mente?

I ragazzi della IV C stanno per mettere in scena un “mini flash mob”.

Ma ricostruiamo la preistoria dell’ “evento”.

L’idea è nata da una scommessa con una professoressa, che ha promesso di non interrogare a patto che tutti, indistintamente, maschi e femmine, si fossero recati a scuola indossando giacca e cravatta.

Cosa si fa per non essere interrogati?!? La scommessa è vinta, e l’interrogazione risparmiata.

Ma cos’è realmente un flash mob ? E da dove proviene questo termine?

Nato in America nell’ultimo secolo, il flash mob sta spopolando pian piano in tutta Europa, Italia inclusa. L’organizzazione parte dai mobbers, tramite il web ( soprattutto i social network) o tramite passaparola: si sceglie il luogo, il tema e l’orario, e guai a “sgarrare” di un minuto. Vietata ogni sorta di pubblicità, le regole da rispettare sono illustrate quasi sempre pochi minuti prima che l’azione abbia inizio.

Le sue caratteristiche principali sono: l’imprevedibilità e la perfetta organizzazione.

Le azioni rappresentate non hanno alcun senso: solo quello di rompere la banalità della quotidianità e sorprendere il pubblico.

Il flash mob rappresenta un’azione apolitica e l’unica cosa “venerata” è la libertà di espressione; vuole essere, inoltre, anche un processo di sensibilizzazione rispetto a tematiche attuali. Per esempio, l’11 febbraio scorso, a Milano, se n’è svolto uno, con lo slogan “Be active. Be a tree”. I mobbers hanno realizzato un enorme albero con delle semplici borsette verdi e marroni, per sensibilizzare le persone al problema dell’inquinamento.

Insomma, i flash mob sono inni alla vita, inviti a rompere gli schemi usuali e ad infrangere barriere per creare catene di fratellanza.

Basta poco, insomma, per stravolgere un giorno noioso, come ha fatto la nostra IV C ( ci tengo a precisare che anche io sono tra loro), che ha stupito i corridoi della sede succursale e i numerosi passanti.

Forse bisognerebbe organizzare dei flash mob più spesso, per ribellarsi contro chi vuole cristallizzarsi in schemi obsoleti e indurci a rinunciare alla libertà e a un pensiero divergente.

Ed ora, cosa stiamo aspettando? Ragazzi del “Salvemini”, è arrivato il momento di organizzarne uno tutti insieme!



Anna Rotoli IVC

Una scuola a tutto Gas

Al liceo “Gaetano Salvemini” l’unico movente per uno sciopero potrebbe essere l’indignazione di appartenere a una scuola “perfetta”, che non lascia ai suoi studenti margini di protesta. Naturalmente, quando si parla di perfezione, non la si deve intendere come un traguardo definitivo, fine a se stesso, al quale non si deve aggiungere nulla. Al contrario, il perseguimento del “perfetto” si ottiene mediante la depurazione di ciò che è superfluo che, in tale frangente, può essere rappresentato da scioperi futili, i quali dovrebbero essere esenti da ogni forma di pubblico appoggio, poiché portatori, esclusivamente, di tensione e decremento di fiducia nel basilare rapporto studenti-apparato dirigente. In questo periodo di generale scompiglio, il liceo sorrentino sembra essere una delle poche sedi immuni dal clima di protesta generale. Il liceo classico “Publio Virgilio Marone”, invece, è stato protagonista di malcontento a causa delle insostenibili condizioni in cui versavano gli studenti, costretti a fare lezioni in aule gelate. Gli alunni metesi, in maniera composta, hanno rivendicato i propri diritti, mostrando grande maturità, considerando lo sciopero un’opportunità per far sentire la propria voce e non la scusa per “non entrare”.

Per incamminarsi in maniera rivoluzionaria, da non confondersi con la manifestazione di atti vandalici, sulla strada del miglioramento, occorre intendere quest’ultimo come un dovere, non come un diritto.

Il dialogo riveste un ruolo importante per il raggiungimento del miglioramento, ed è per questo motivo che durante le assemblee d’istituto è fondamentale la partecipazione attiva da parte di tutti. Il progresso si deve alla forza della personalità: l’impegno individuale che, sfociando in quello collettivo, rende possibile il miglioramento dell’istituto che, negli ultimi tempi, incontestabilmente, non presenta motivi di lamentela. Ciò altro non è che il prodotto di un’intensa ed efficace collaborazione tra dirigenza e studenti, mediata con competenza dai rappresentanti d’istituto e del comitato studentesco.

Di solito, è più utile fare i conti con i nostri difetti, ma talvolta è anche piacevole riconoscere i propri meriti, sottolineando l’ impegno e la soddisfazione per il raggiungimento di un obiettivo prefissato. Ovviamente, piccoli problemi persistono, ma in linea di massima l’andamento generale è più che soddisfacente, se non lodevole. Tuttavia, riposare sugli allori è molto pericoloso, poiché comporta il rischio di appisolarsi e di morire nel sonno. Unica nota dolente, in una descrizione tanto idilliaca del nostro amatissimo liceo, è l’invisa conclusione dello scorso torneo natalizio. Per rimediare a tale inconveniente, il collegio dei rappresentanti degli studenti in collaborazione con i docenti interessati, ha concordato lo svolgimento della fatidica finale il mercoledì che precede le vacanze pasquali, promettendo un gioco pulito ed esemplare, all’insegna del fair-play. Lo scopo della scuola come istituzione è l’auto-sviluppo comunitario, ovvero l’approfondimento e la realizzazione della nostra individualità, non tralasciando il contatto con gli altri. Quest’ultimo altro non è che un esempio di come non si smetta mai di migliorare, una volta raggiunto un traguardo, si deve immediatamente puntare alla tappa successiva, affinché si attui la dinamicità insita nel termine miglioramento, caratterizzato da movimento, mobilitazione, non da sterilità e stasi. È fondamentale ricordare che un’idea, per quanto mediocre possa essere, se riesce a generare entusiasmo, sarà più attuabile di una incapace di generare partecipazione ed emozione.

Dunque ,se c’è un modo di fare meglio, trovalo, proponilo, sostienilo.



Valerio Bartolo e Marilena Caneri

La voce dell'anima


V EDIZIONE DEL CONCORSO LETTERARIO
La voce dell’anima
Il giornalino scolastico Senza Filtro indice un concorso letterario per scrittori e poeti riservato agli studenti del Liceo Scientifico “G. Salvemini”.
La letteratura è la cultura dei popoli, e la scrittura è voce dell’animo. Che parlino gli animi silenziosi incapaci di esprimersi in un modo che non gli dà voce.
Regolamento
Art. 1: La partecipazione è gratuita. Il concorso è riservato agli studenti regolarmente iscritti e frequentanti il Liceo Scientifico “G Salvemini”. I partecipanti potranno scegliere una delle due sezioni di appartenenza: poesie e racconti.
Art. 2: I partecipanti hanno completa libertà riguardo allo stile ed al tema delle proprie opere.
Art. 3: Le opere dovranno essere scritte in grafia ben leggibile, preferibilmente a computer.
Art. 4: Per la sezione Narrativa si dovrà consegnare un singolo racconto. Per la sezione Poesia è ammesso un numero di testi che va da uno a tre. Si precisa che non è obbligatorio raggiungere il numero massimo, poiché verrà comunque selezionata soltanto una poesia per  il giudizio finale.
Art. 5: Le opere dovranno essere consegnate in tre copie, una per ciascun membro della giuria.
Art. 6: Le opere dovranno essere corredate, su un foglio a parte, dei dati personali del concorrente, quali nome, cognome, data di nascita e classe di appartenenza. L’intestazione di tale foglio dovrà essere così strutturata: Concorso La voce dell’anima / Sezione di appartenenza (“poesie” o “racconti”) / Titolo dello scritto.
Art. 7: Le opere devono essere consegnate in segreteria, per la sede centrale, e al fiduciario della Dirigente Scolastica, per la succursale, entro e non oltre il 15 aprile. I plichi che saranno consegnati oltre il termine ultimo del concorso  o che saranno consegnati direttamente ai membri della giuria saranno automaticamente invalidati.
Art. 8: Tutto il materiale inviato per il concorso non verrà restituito.
Art. 9: Giuria
·         Per la sezione poesie, la giuria sarà composta da due professori del Liceo più uno studente.
·         Per la sezione racconti, la giuria sarà composta da due professori del Liceo più uno studente.
Art. 10: Premi:
Il montepremi complessivo è di € 900, in buoni libro, così distribuito:
 Sezione poesie (€ 450):                                                                                          Sezione racconti (€ 450):
1° classificato: € 200                                                                                                  1° classificato: € 200
2° classificato: € 150                                                                                                  2° classificato: € 150
3° classificato: € 100                                                                                                  3° classificato: € 100
Art. 11:  La premiazione avverrà nel corso del mese di giugno.
Si augura una partecipazione serena e appassionata. Per qualunque informazione rivolgersi alla professoressa Patrizia Aversa.

Cosa resterà di questi anni ‘80?

Ok, non citerò mai più Raf, ma non sapevo come cominciare .

Cosa è rimasto di quegli anni ‘80?
E' rimasto il pop, il rap, la new wave,l'R&B,l'elettronica e, purtroppo, anche la vostra amata musica house (senza offesa.... anzi, sì ,un po' sì).

Potremmo definirlo un decennio fondamentale, è infatti durante quei 10 anni, precisamente nel 1982, che l'album più venduto nella storia della musica, venne pubblicato: "Thriller". Era già il sesto album Di Michael Jackson, ma è grazie ad esso che il Re del Pop è noto come tale.
Ogni Re ha la sua Regina; Veronica Ciccone, nel mondo conosciuta come Madonna, aveva 26 anni, quando nel 1984 la sua "like a virgin " divenne un successo planetario.
Bruce Springsteen, Bon Jovi, Tina Turner, Cyndi Lauper e Whitney Huston non furono soprannominati re e regine di nulla, ma in quegli anni, dal terzo posto in giù, c'erano loro nelle più importanti classifiche di musica pop.
Sulla scena alternativa e meno mainstream (adoro dirlo) nascevano le prime etichette discografiche indipendenti; le band emergenti che firmavano contratti con queste etichette, vendevano i loro album in circuiti non ufficiali e a basso prezzo. I loro album ,quindi, non si trovavano nei negozi di cd, e le loro canzoni non passavano in radio, ma riuscivano comunque a raggiungere un certo successo, nel loro piccolo.
In America, la più grande band alternative rock del momento erano i R.E.M. seguiti dai Pixies e dai Sonic Youth.
In Inghilterra, i membri dei Joy Division, meno il cantante, morto suicida esattamente nel 1980, formarono i New Order che, combinando New Wave ed elettronica, diventarono una delle band alternative più influenti del momento.
Nel 1981 tutti si sintonizzarono su quello che, generalmente, oggi, è canale 8, Mtv, il primo Network in assoluto a trasmettere video musicali, presentati e guidati dai cosiddetti Vjs. Il Mondo della musica cominciò a cambiare, i gruppi adesso puntavano molto sull'immagine; i primi ad aver capito come usare in modo efficace i video musicali, furono i gruppi new wave e progressive rock inglesi, come i Duran Duran o i Dire Straits, ma quando la voce cominciò a spargersi, tutti iniziarono ad aver voglia di provare questo nuovo metodo comunicativo.
"Thriller" non fu solo l'album più venduto di tutti i tempi; il video dell'omonima canzone fu il primo, nella storia, ad avere una trama ed una coreografia, mutando così inesorabilmente il concetto di video musicale.
Bisogna, però, citare almeno altri due gruppi nati negli '80, quelli che seguivano un genere totalmente diverso dai sopracitati, l'Heavy Metal; che ancora oggi vediamo raffigurati sulle magliette nere di molti teenager dagli occhi truccati di nero : Iron Maiden e Motörhead.
Last but not least, nel 1987, a Washington, Kurt Cobain ,Krist Novoselic e unodeitantibatteristi formarono i Nirvana, che più tardi con il loro secondo album, Nevermind, e l'incredibile successo del loro primo singolo, Smells Like Teen Spirit, sia in radio che in tv diventarono la più grande band grunge di tutti i tempi.
Gli Anni '80 si conclusero nel migliore dei modi, e nel peggiore cominciarono i '90.
Nel '94 , quando Kobain venne trovato senza vita nella sua casa a Seattle, alla batteria dei Nirvana c'era Dave Grohl (attuale voce e chitarra dei Foo Fighters) ,che possiamo definire quindi, il loro batterista storico.
Dai sintetizzatori alle trasmissioni televisive musicali, nacque un nuovo modo di scrivere , interpretare e condividere musica, destinato a persistere e a perfezionarsi nel tempo.




Amina Grenci IV D

Madonna... che stile!

Avete presente la Madonna che canta “ get into the groove, boy you've got to prove your love to me, yeah”? Esatto, Madonna dai capelli ricci e cotonati, dalle giacche di pelle, dai guanti a mezze dita bucherellati e dai gioielli di richiamo religioso. E il New Romantic, chi vi ricorda? Proprio lui, David Bowie, con il suo trucco da cadavere fulminato. Lei e Lui influenzarono fortemente la moda degli anni ’80. Certo, chi dice che era una bella moda, è decisamente pazzo. Non donava praticamente a nessuno, neanche alle modelle. Aveva però un gran fascino ed è anche per questo che molti dei suoi caratteri stanno tornando nella moda contemporanea. Basti pensare ai leggings e ai fuseaux, che ora si vedono addosso a chiunque, anche a ragazze che la taglia 40 l'hanno superata alla dolce età di due anni.
E gli scaldamuscoli. Quegli orribili calzini/non calzini che nascondevano la caviglia facendo sembrare smilzo un lottatore di sumo. Ma dovete sapere che non contente le adolescenti dell'epoca li indossavano anche sui jeans. Una tortura per gli occhi!
Gli uomini che, invece, non si lasciavano ammaliare dal new romantic, preferivano le famigerate polo coperte da felpe “best company”, infilate in un 501 Levi’s bello stretto tra le natiche.
Per il ragazzo definito “truzzo”, esistevano le cravatte di pelle con camicie e giacche fluo (giusto un pochino appariscenti), jeans tenuti su da cinture El charro e barchette Timberland (oggi portate con jeans strettissimi e corti, per mostrare la sottilissima caviglia, da ragazzi che hanno dato fuoco alla loro mascolinità).
Le donne semplici si coprivano con camicie XXL e jeans dalla vita altissima oppure con minigonne scozzesi o a balze. Per le serate “chic” indossavano abitini con farpali svolazzanti abbinati a sandali o Superga.
I capelli colorati, di solito di rosso, erano fermati al centro della testa da fermagli enormi, oggi trasformati in enormi fiocchi colorati creati per chiudere le uova di Pasqua.
Insomma, la moda degli anni ’80 era oggettivamente brutta, poco armoniosa e stravagante, ma aveva il fascino che l'ha resa immortale e che le permette di insidiarsi, riadattata, nelle mode successive.



Chiara de Martino

Girl Power

Nessuno può negarlo. Nemmeno voi, maschi, o voi, ascolto-solo-gruppi. Il 2011 ha definitivamente e innegabilmente sancito l’incontrastato potere delle donne in fatto di musica: Adele, Rihanna, Lady Gaga, Beyoncè, Katy Perry, Jessie J, Britney Spears, Florence Welsh (che fa parte di una band, ma in pratica è lei la band), Niky Minaj, Shakira, Pink, e vattelapesca.

Che si tratti di Adele e delle sue struggenti melodie da ‘fazzoletto alla mano’, che ti fanno venire in mente il tuo fantastico fidanzato o che ti ricordano come vorresti prendere a calci il tuo ex; di Rihanna e dei fin troppo criticati pezzi da discoteca, i cui video risplendono per i mille colori neon dalle sfumature caraibiche e per i featuring con i più grandi della musica, che dividono il pubblico come mai prima; che si tratti del vento di novità che spira dall’America, accompagnato da motivetti super orecchiabili e da outfit senza paura a dir poco inusuali e fuori dall’ordinario di Lady Gaga; o di Beyoncè e delle tonalità più alte dell’Everest, che riesce a raggiungere nelle sue canzoni da ormai mamma-ballerina-modella-moglie di uno dei rapper più famosi e ricchi di sempre … classifiche alla mano, il dominio del mercato musicale è in mano alle donne.
Ai primi posti per “canzone dell’anno”, “artista dell’anno”, “album dell’anno”, “nonsocos’altro dell’anno”, tutte le prime posizioni sono occupate da rappresentanti del gentil sesso … segnale di un mondo che cambia e dà finalmente il giusto peso e la legittima importanza al genere femminile? Forse. Sicuramente questo ormai lontano 2011 non ha fatto che decretare il dato che la musica (chi la fa, e non chi l’ascolta) sta cambiando.

Per ora, ergo, la musica è donna.

Cosa aspettarsi musicalmente dunque dal 2012, che fino ad oggi tutto è stato, tranne che prevedibile? Saranno ancora LE cantanti a fare da protagoniste? O qualche new entry sbaraglierà la concorrenza? Ragazzi,fatevi avanti! (ops, forse ho parlato troppo presto … Lil Angel$ e One Direction potrebbero farmi causa!)

Intanto, noi attendiamo l’estate.


Ilaria Coppola III B