giovedì 23 febbraio 2012

I Menecmi: la commedia degli equivoci

Questa commedia fa rivivere la comicità popolare basata sugli equivoci, sui paradossi e sullo scambio di persona, ricorrendo a numerose battute, a volte anche piuttosto volgari.

Tratta da I Menecmi di Plauto, e introdotta con un prologo da una musa, la storia a cui abbiamo assistito si svolge in una Napoli molto antica e “arredata” da due palazzi, una piazza e delle rovine. Dopo il prologo, grazie al quale si scopre che ci sono due gemelli identici e entrambi con il nome Menecmo, si intrecciano le vicende di Menecmo “1” e Menecmo “2”.

A Napoli, un avvocato (Menecmo “1”) tradisce la moglie Dorippide con l’avvenente Erozia, a cui ha regalato un bel bracciale e una brillante veste, combinandone di tutti i colori con il suo “ex” schiavo, Spazzola. Di lui non si sospetta niente fin quando non arriva (da Capua) a Napoli il gemello Menecmo ”2”, persosi anni prima, con il suo schiavo Messenione (a mio parere il personaggio più simpatico della commedia grazie alla sua intensa comicità). Da questo momento, i due Menecmi si trovano immischiati uno negli affari dell’altro. Tutto inizia con la programmazione di un pranzo tra Menecmo “1”, Erozia e l’insaziabile Spazzola. A preparare il pranzo è Cilindro, un cuoco dalla “spiccata” personalità (potremmo dire il “femminiello” di turno).

Tutto bene fin quando a Menecmo “2” non viene la brillante idea di tornare a Napoli, ufficialmente per ritrovare la sua famiglia, praticamente, perché a corto di soldi. Così tutti scambiano un Menecmo per l’altro, e i due si avvicendano nelle scene, senza incontrarsi mai, perché interpretati dallo stesso generoso attore, che si dimena a destra e a manca per il palco. Quindi ci sono un’amante da accontentare, un tradimento da occultare, un pranzo e lo scambio di persona. Ma, alla fine, si sistema tutto, e gli intrecci si sciolgono, risolvendo gli equivoci che si erano creati con lo scambio di persona. Il risultato? Una commedia davvero esilarante.



Vittorio D’Esposito 1D

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