I ragazzi della IV C stanno per mettere in scena un “mini flash mob”.
Ma ricostruiamo la preistoria dell’ “evento”.
L’idea è nata da una scommessa con una professoressa, che ha promesso di non interrogare a patto che tutti, indistintamente, maschi e femmine, si fossero recati a scuola indossando giacca e cravatta.
Cosa si fa per non essere interrogati?!? La scommessa è vinta, e l’interrogazione risparmiata.
Ma cos’è realmente un flash mob ? E da dove proviene questo termine?
Nato in America nell’ultimo secolo, il flash mob sta spopolando pian piano in tutta Europa, Italia inclusa. L’organizzazione parte dai mobbers, tramite il web ( soprattutto i social network) o tramite passaparola: si sceglie il luogo, il tema e l’orario, e guai a “sgarrare” di un minuto. Vietata ogni sorta di pubblicità, le regole da rispettare sono illustrate quasi sempre pochi minuti prima che l’azione abbia inizio.
Le sue caratteristiche principali sono: l’imprevedibilità e la perfetta organizzazione.
Le azioni rappresentate non hanno alcun senso: solo quello di rompere la banalità della quotidianità e sorprendere il pubblico.
Il flash mob rappresenta un’azione apolitica e l’unica cosa “venerata” è la libertà di espressione; vuole essere, inoltre, anche un processo di sensibilizzazione rispetto a tematiche attuali. Per esempio, l’11 febbraio scorso, a Milano, se n’è svolto uno, con lo slogan “Be active. Be a tree”. I mobbers hanno realizzato un enorme albero con delle semplici borsette verdi e marroni, per sensibilizzare le persone al problema dell’inquinamento.
Insomma, i flash mob sono inni alla vita, inviti a rompere gli schemi usuali e ad infrangere barriere per creare catene di fratellanza.
Basta poco, insomma, per stravolgere un giorno noioso, come ha fatto la nostra IV C ( ci tengo a precisare che anche io sono tra loro), che ha stupito i corridoi della sede succursale e i numerosi passanti.
Forse bisognerebbe organizzare dei flash mob più spesso, per ribellarsi contro chi vuole cristallizzarsi in schemi obsoleti e indurci a rinunciare alla libertà e a un pensiero divergente.
Ed ora, cosa stiamo aspettando? Ragazzi del “Salvemini”, è arrivato il momento di organizzarne uno tutti insieme!
Anna Rotoli IVC
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