giovedì 23 febbraio 2012

Leggi quest'articolo... FALLO!

All'alba era un dio, a cui si dedicavano riti e preghiere. Per secoli è stato strumento di potere, tabù, mistero … Parliamone.
Il pene (dal latino "penis",cosa), termine che vanta più di 1000 sinonimi (circa 50 in più della vagina) è sempre stato un simbolo di potere. Per i Babilonesi, il dio Enki aveva dato vita al Tigri e all'Eufrate con il suo pene; nella biblica Canaan, i sovrani saliti al potere mangiavano il membro del loro predecessore, per acquisirne lo forza. Il fallo era il perno della società; gli antichi israeliti, per esempio, recitavano i giuramenti con la mano posta sui testicoli (da qui il termine testicoli che significa "piccoli  testimoni").
Nell'antichità  il fallocentrismo giunse alla "massima erezione": il pene era al centro dell'umanità, sia nel campo militare, settore nel quale le "dimensioni" contavano più della bravura e agevolavano la carriera, sia sul piano religioso. I greci celebravano le falloforie, processioni in cui recavano statue di enormi falli, per propiziare un buon raccolto. I culti fallici sono sopravvissuti fino ad oggi, come nella sagra dei ceri di Gubbio, e nella Chiwawa Matsuri,  festa del pene giapponese, che ricorre ogni anno il 15 marzo.
A partire dal medioevo questo potere superiore conferito al pene iniziò ad essere osteggiato  dalla Chiesa, che affermava la superiorità di Dio sull'uomo. E così, con il Cristianesimo, il fallo da "Dio" divenne demonio. Il nostro Sant'Agostino - che noi del triennio DOVREMMO ben conoscere - affermava che nessun organo era più corrotto del pene. A cavallo dell'onda della Controriforma, nel post Rinascimento, Papa Paolo IV fece coprire gli attributi maschili degli affreschi di Michelangelo nella Capella Sistina, "castrando" questa prodigiosa opera d'arte. La castrazione veniva spesso utilizzata dalla Chiesa sui fanciulli, per fa sì che avessero voci "bianche" ed anche per "purificarli. Nell'età moderna, il fallocentrismo è ancora visto come fonte di peccato: nel XIX secolo si diffusero congegni come l'allarme di Minìere, formato da un filo metallico elettrificato avvolto intorno al membro che scattava in caso di erezione.
Nel 1965, lo psichiatra Kurt Freund inventò una sorta di macchina della verità, volta a rilevare erezioni innescate da immagini erotiche al fine di scoprire "devianze" come la pedofilia e l'omosessualità, affermando con fierezza che "il pene non mente". Nello stesso periodo, Freud riconfermò il ruolo del pene come simbolo di potere. Secondo Freud, la personalità del maschio si evolve, ma la sua identità continua a ruotare intorno alla virilità. La rivoluzione sessuale degli anni '60 segnò la fine del fallocentrismo. Iniziava la crisi del maschio: il pene perdeva la sua importanza anche nel propiziare la fertilità, mentre la vagine acquisiva il potere di dare la vita.

Noi crediamo che questo argomento non debba essere considerato un tabù e che se ne possa parlare liberamente, senza ricorrere a raffigurazione artistiche del momento,talvolta, di cattivo gusto o celandosi dietro discutibili "pratiche ludiche". Questo tabù  è proprio creato, a nostro avviso, dall'erronea visione della sessualità tramandataci dall’ etica della Chiesa Cattolica. Rifiutare la "genitalità", rinunciare all'infantile esorcizzazione della sessualità, attraverso un frequente uso del turpiloquio o un ancor più diffuso abuso di immagini falliche, potrebbe e dovrebbe riavvicinarci alla naturalità del nostro essere giovani uomini e donne, capaci di avvicinarci con serenità ed equilibro a una percezione completa e seriamente "disinibita" dell'intero "sé corporeo".
                                                                               

Marco De Luca e Gaetano Guadagnuolo IVC

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