domenica 8 gennaio 2012

Alluvioni: casualità o...?


A partire dall’ultima settimana di ottobre, tutta l’Italia è stata colpita da una serie di alluvioni: tragiche le conseguenze. Questa anomala ondata di mal tempo ha raggiunto la penisola il 25 ottobre, devastando l’area delle Cinque Terre. Critico il bilancio: dodici le vittime.
Il 4 novembre, mentre in Piazza Tasso bandierine patriottiche ricordavano una vittoria, la stessa sorte è toccata a Genova, dove punte superiori ai 500 millimetri di pioggia in poche ore hanno causato l’esondazione dei torrenti Bisagno e Fereggiano, che hanno riversato nelle strade fiumi di fango e detriti. A causa del nubifragio, che ha interessato anche il nord della Toscana, decine di comuni sono rimasti isolati e numerose le strade interrotte. Lo stato di allerta si è prolungato per diversi giorni, con un totale di sei vittime, tra cui due bambine, tutte nella stessa zona di Genova.
Nei giorni successivi le precipitazioni si sono spostate verso il meridione. Numerosi gli allagamenti e le frane nel napoletano, una vittima a Pozzuoli. Quando sembrava che la situazione fosse ritornata alla normalità, quasi seguendo le tracce dei Mille, ancora emergenza maltempo in Sicilia e Calabria, nella notte tra il 22 e il 23 novembre. Tre le vittime accertate, di nuovo tragedia e terrore.
Tutti ci siamo interrogati sui motivi di questi eventi. Le risposte sono varie e toccano ogni campo, dalla scienza alla politica. Certo è che i territori interessati sono decisamente vulnerabili a causa della struttura geologica e del pressappochismo degli uomini. Per citare degli esempi, solo a Messina, ben cinque fiumane sono state cementificate anni fa, trasformando il sottosuolo in una bomba pronta ad esplodere. Lo stesso vale per Genova dove, a peggiorare la situazione, ci sono il carattere torrentizio dei corsi d’acqua e l’aver costruito negli alvei dei fiumi. Se è vero che alcuni edifici risalgono a tempi in cui non esistevano piani regolatori, è vero anche che ci sono esempi recentissimi che mettono in dubbio la competenza, l’onestà e il senso civico di politici e professionisti. Tutti abbiamo visto le immagini del centro commerciale in Liguria, inaugurato da poco, costruito nel letto di un fiume dove, fortunatamente, l’acqua è arrivata in orario di chiusura, evitando una tragedia. In Italia, d’altronde, non manca mai l’inefficienza pubblica, il cui esempio sono i classici tombini locali che si trasformano in artistiche fontane ad ogni pioggia più abbondante.
Ma, tralasciando questi episodi estremi, è un dato di fatto che negli ultimi decenni la quantità e l’abbondanza delle precipitazioni sono aumentate gradualmente. Perciò occorre chiedersi seriamente se l’uomo stia interferendo con la natura, modificando il suo equilibrio. Non è una domanda nuova, ma adesso possiamo dire che ci riguardi più da vicino. Nonostante le tesi siano controverse, la maggioranza degli scienziati sostiene che il clima stia cambiando. Lo ha asserito il ministro dell’ambiente in seguito agli episodi nel messinese: “Nonostante sia stato un evento eccezionale, la possibilità che eventi come questo si ripetano in maniera più ravvicinata è molto alta. E’ necessario prendere in considerazione nuove misure e strategie per la prevenzione”.
In generale, oltre allo scioglimento dei ghiacci con conseguente innalzamento del livello dei mari, un aumento della temperatura significa aumento dell’energia presente nell’atmosfera e quindi eventi meteorologici estremi (cicloni, uragani, alluvioni …) di maggior numero e violenza.
Non è ancora certo che il riscaldamento globale sia responsabile di tutto ciò, dato che in molte zone non si registrano forti cambiamenti, ma conviene sempre porsi questo dubbio, perché la scienza è basata su ipotesi, non su certezze. Il riscaldamento prodotto sino ad oggi (0,8 °C) è solo una parte di quello che potrebbe verificarsi in futuro (fino a 4°C). Perciò diamoci da fare, con lo stesso entusiasmo manifestato dai genovesi nel ricominciare dopo l’alluvione (però non rivendendo oggetti alluvionati a metà prezzo) e facciamo la nostra parte perché, come tante gocce hanno causato un disastro, anche noi possiamo modificare il nostro futuro.
                                           

Vittorio D’Esposito ID e Maria Parente IIE

Nessun commento:

Posta un commento